16/08/11

Pitchfork: David Lynch Announces His Debut Album, Featuring the Yeah Yeah Yeahs' Karen O


David Lynch Announces His Debut Album, Featuring the Yeah Yeah Yeahs' Karen O

We've been hearing about it for a long time, and now it's finally here: David Lynch's solo album of electronic pop. Here's the first thing you need to know about this album: It's called Crazy Clown Time. And here's the second thing: It features guest vocals from Yeah Yeah Yeahs leader Karen O on a song called "Pinky's Dream". Those are two very good reasons to get excited.
Crazy Clown Time arrives November 8 from Sunday Best Recordings. (In the U.S., it will be co-released by PIAS America.) Lynch wrote, produced, and performed the entire thing with help from engineer Dean Hurley, who also plays guitar and drums on several songs. Below, listen to the early single "Good Day Today" and check out the album's tracklist. Read our interview with Lynch about his music here.
Crazy Clown Time:

01 Pinky's Dream
02 Good Day Today
03 So Glad
04 Noah's Ark
05 Football Game
06 I Know
07 Strange and Unproductive Thinking
08 The Night Bell With Lightning
09 Stone's Gone Up
10 Crazy Clown Time
11 These Are My Friends
12 Speed Roadster
13 Movin' On
14 She Rise Up

Posted by Tom Breihan on August 15, 2011 at 7 a.m. 
Original link:
http://pitchfork.com/news/43525-david-lynch-announces-his-debut-album-featuring-the-yeah-yeah-yeahs-karen-o/

 

12/08/11

Archivio Lynchtown * The Angriest Dog In The World

"Da ragazzo avevo degli spaventosi attacchi di rabbia. Poi quando ho cominciato a fare meditazione, verso i 25 anni, sono scomparsi. Ma so cosa vuol dier essere rabbiosi". L'idea di The Angriest Dog In The World (Il Cane Più Arrabbiato Del Mondo), risale all'incirca al 1973, lo incuriosiva la natura della propria rabbia - della rabbia - uno stato d'animo che non lascia spazio alle mezze misure perchè "quando si è arrabbiati si è veramente arrabbiati, non ci sono due modi di essere e questo cane è arrabbiato". Una rabbia diretta verso coloro che gli erano più vicini e cari, e della quale Lynch si sente ancora oggi in qualche modo colpevole. David Lynch disegna la strip da oltre sette anni per una catena di quotidiani minori che comprende il Reader di Los Angeles, il Creative Loafing di Atlanta, il New York Press e il Westword di Denver e nonostante la strip gli stia molto a cuore, egli non ha mai realmente insistito nel cercare una collocazione più prestigiosa. Secondo James Wowell, direttore del Reader di Los Angeles, il quotidiano più importante tra quelli che la pubblicano, The Angriest Dog In The World ha un suo pubblico ben definito e secondo un recente sondaggio condotto tra i lettori del Reader, il 40 per cento di essi la legge regolarmente e addirittura il 17 per cento la considera come la preferita. Inoltre secondo Wowell, i tre quarti dei lettori non è ancora a conoscenza dell'identità dell'autore del fumetto. La strip. dal punto di vista esclusivamente iconografico, nasce dal gusto e dalla passione lynchiana per la pittura. Il tratto, semplice , quasi infantile, è quello inconfondibile che anima anche i cortometraggi d'esordio della sua carriera di cineasta, in particolar modo si notano analogie evidenti con The Alphabet.


La caratteristica peculiare di questa strip, è che il disegno non cambia mai, l'unica concessione che Lynch elargisce è quella di realizzare qualche tavola in una situazione notturna. L'unico personaggio visibile della strip è un cane incatenato ad un paletto, in un giardino che assomiglia a quello dei Beaumont in Velluto Blu, delimitato dal fianco di una casa con una lunga finestra e da una palizzata. In primo piano c'è ilò tronco di un albero, mentre sullo sfondo si scorgono le ciminiere di una fabbrica. Il cane in realtà assomiglia ad uno squalo, ringhiante e contratto come fosse stato appena colto da rigor mortis, ed infatti una didascalia laterale alla strip avverte "Il cane è così arrabbiato perchè non può muoversi. Non può mangiare. Non può dormire. Egli può appena abbaiare...Legato così saldamente, con tensione e rabbia egli si avvicina allo stato di rigor mortis". L'unico elemento che di volta in volta cambia è il testo dei fumetti che provengono dall'interno della casa. Gli abitanti di questa casa sono Bill, Sylvia, Pete e Billy jr., una tipica famigliola americana che infierisce sul povero cane e lo inferocisce con il contenuto delle proprie conversazioni, un abbecedario che contiene la summa dell'insulsaggine umana. E' quindi sempre lo stesso sporco gioco, graziosamente terribile ma divertente, che i lettori sembrano aver capito sempre meglio, anche alla luce del successo (e della lezione in fatto di temi e ossessioni lynchiane) - se non proprio del suo cinema - della serie televisiva Twin Peaks, tanto è vero che un lettore ha inviato al Reader una parodia della strip nella quale al posto delle ciminiere dello sfondo c'erano due picchi gemelli, e un ciocco di legno sostituiva il cane: la strip era intitolata The Angriest Log in The World" (Il Ciocco Più Arrabbiato del Mondo).

Archivio Lynchtown * L'inferno di Lynch appeso alla Triennale, di Christian Galimberti.

Diffidate degli stereotipi. A David Lynch piace essere felice, e lo dice lui stesso. «La meditazione trascendentale è una macchina che ti porta a un livello profondo. La prima volta che l'ho praticata, ho avuto la sensazione di essere su un ascensore a cui hanno tagliato i cavi: è pace infinita». Così, in thrilling relax, Lynch si presenta alla conferenza stampa della grandguignolesca The Air is on Fire, la mostra voluta dalla Fondation Cartier di Parigi, in prestito alla Triennale di Milano. Per produrre arte bisogna stare bene. «Quando si trascende si fa esperienza di beatitudine e le cose migliorano». È quel che basta per dare una spallata alla tesi che immagina Lynch (lui, non le sue opere) come un artista disturbato e insonne. È il credito ottenuto per mezzo della sua finzione surrealmente reale, a partire dai neonati informi di Eraserhead fino ai popolarissimi nani da incubo di Twin Peaks. Ma quando si rimboccano le maniche, bisogna depurarsi dai cattivi pensieri. «È importante fare il proprio lavoro con tranquillità. L'artista melanconico serve soltanto per agganciare qualche ragazza».
Le sue tele verniciate sono, comunque, un magma di materia inquietante, con un'ambientazione da sit-com farsesca e nuvole che sembrano babau. A Lynch piacciono gli orologi e «i loro meccanismi. Il modo in cui segnalano il tempo è fantastico. E il tempo è un elemento essenziale». Indietro le lancette: nel 1965 Lynch parte alla volta di Philadelphia, per studiare belle arti. Prima scopre lo spazio della tela. Poi si accorge delle possibilità del movimento. «Ero in una piccola stanza. Mentre guardavo un mio dipinto, ho sentito una folata di vento e ho visto il verde e il nero spostarsi: un quadro in movimento. Lì è nato il mio amore per il cinema». Nella sua pittura c'è anche una terza componente fondamentale: è il corpo, spesso materia morta (piccioni spappolati o chewing gum incollati dopo l'uso) capace di essere materia viva, in una nuova esistenza figlia della prestidigitazione. «Le forme del corpo producono qualcosa nella nostra mente. Quando la luce inonda un corpo, tutto può diventare magico. La luce non solo riesce a far apparire il corpo più bello, ma ci permette anche di vederlo meglio». Proiettate direttamente dalla cabina dell'inconscio di Lynch, sui muri della mostra ci sono anche alcuni scatti dei pionieri della fotopornografia, ritoccate dal regista-pittore.
The Air is on Fire ha anche una colonna sonora. C'è la musica in stile Inland empire, dove a collaborare con Lynch al tappeto sonoro c'era il compositore di origine polacca Merk Zebrowsky. Un sound in effetto benzodiazepina che accompagna ogni tela. «Quando suono e musica si sposano con le immagini, il risultato è sorprendente... Con questo tipo di sperimentazione si trova l'oro». Tra le forze che entrano in gioco per la grande eco dell'America di quartiere: dadi rockabilly, pupazzi di neve in giardino, motel e saloni da biliardo. Articolato. Eppure non è mai stato così semplice. «Tutto nasce da un'idea. L'importante è continuare a essere fedeli nel suo sviluppo. Ma avere idee è fondamentale. Ed è una bella fortuna».
Venerdì il regista sarà presente al «Palermo teatro festival», una terza edizione a metà tra teatro e cinema, ospite del Nuovo Montevergini, per la rassegna cinematografica interamente a lui dedicata. Sabato 20 l'incontro tra Enrico Ghezzi e Lynch allo Spasimo.